Gioventù Innocente
La Donazione Dora Bassi del Comune di Gorizia
Opere ispirate a Pier Paolo Pasolini al Teatro G. Verdi di Gorizia
…è bastato aprire una pagina e un’espressione sola, balzando fuori dai versi, mi ha presa per mano e ha cominciato con l’inviarmi una serie di sollecitazioni visive, sonore, di memoria…
Dora Bassi, Agosto 2007
Nata a Feltre il 3 febbraio del 1921, trascorre la fanciullezza tra Brazzano
e Gorizia; si trasferisce nel ’40 a Firenze dove si diploma al Liceo Artistico frequentando poi la Libera Scuola del Nudo. Dal ’41 al ‘43 la Bassi ha frequentato l’Accademia di Venezia. Alla fine degli Anni ’50 apre un laboratorio di ceramica a Udine: comincia ad esporre e a partecipare attivamente alla vita artistica regionale prima e nazionale poi. Nel 1971 Dino Basaldella la chiama all’Accademia delle Belle Arti di Brera come assistente della cattedra di scultura. A contatto con i gruppi operanti a Milano, la Bassi rivisita le proprie teorie artistiche e modifica le proprie opere: dopo il periodo Neorealista le opere assumono connotazioni formali astratto-minimaliste. Ritornata in Friuli, Dora Bassi lega la propria attività a particolari eventi (il terremoto del ’76 e l’esperienza di partecipazione attiva degli artisti nella ricostruzione ad esempio), ed ambiti di ricerca (l’espressività artistica femminile del DARS).
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Lungo l’elenco delle mostre degli Anni Ottanta e Novanta: tra queste da ricordare l’antologica voluta dal Comune di Gorizia nel 1997 allestita al Castello. Del 2002 l’Omaggio a Pasolini, mostra allestita al Centro Friulano di Arti Plastiche di Udine che dà l’avvio al ciclo di opere Gioventù Innocente. Del 2003 la mostra Il colore della sera allestita alla Galleria Spazzapan di Gradisca (dove ripropone il ciclo ispirato e dedicato alle liriche di Pasolini) e dell’anno seguente il Premio alla carriera per le Arti Visive della Società Operaia di Pordenone. Nel 2005 Dora Bassi espone La leggenda d’Oro dedicata a Sant’Orsola alla Chiesa di Santa Maria dei Battuti a Cividale.
Dora Bassi si è spenta a Udine nell’agosto del 2007.
Fotografia di Ulderica Da Pozzo courtesy Roberta Corbellini.
Nel 2007, alla fine dei suoi giorni, Dora Bassi propone di donare alla città di Gorizia, attraverso il Comune, un ciclo dei suoi lavori: la scelta cade su tredici dipinti ispirati alle Poesie a Casarsa di Pier Paolo Pasolini (1922-1975). Dora Bassi aveva riletto il giovane Pasolini su invito di Gianfranco Ellero e ne era rimasta affascinata: si diceva quasi abbagliata dalla bellezza di quelle poesie in friulano pubblicate a Bologna nel 1942. Aveva così partecipato alla mostra omaggio realizzata dal Centro Friulano Arti Plastiche nel settembre del 2002.
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Da pittrice aveva scoperto una sincera empatia con Pasolini: aveva ascoltato con la sensibilità dell’artista la musicalità della parola in una lingua a lei conosciuta di grande potenza evocativa creando dei dipinti che non sono né interpretazione né tantomeno illustrazioni delle liriche pasoliniane ma sono ricerca dell’essenza di quei testi, essenza alla quale si giunge attraverso l’analisi del tutto (la poesia) e della parte (la singola parola nel verso). E questo avviene proprio in un momento in cui Dora Bassi, sperimentando, ricercando, teorizzando ma soprattutto dipingendo, si era così splendidamente avvicinata all’essenza della sua pittura attraverso una sapiente frequentazione delle possibilità espressive del colore intriso di luce in un’atmosfera sognante. I dipinti, riuniti in questo ciclo esposto presso il foyer del Teatro G. Verdi di Gorizia, sono una delle testimonianze più alte del lavoro di Dora Bassi pittrice: dipinti di una forza evocativa unica, conclusi nella singola tela, nel singolo soggetto e, al contempo, racconto che rimanda di quadro in quadro quasi si trattasse di un unico canto. Le figure adolescenziali efebiche, innocenti e inquietanti in sé, emergono e si immergono ad un tempo nella natura detta o allusa attraverso il colore prezioso steso con una pennellata sapiente, soggetti che vanno a scomparire (meglio dire a trasfigurare) nella luce pura. Dal giovanissimo Pasolini si giunge ad evocare il Pasolini maturo (e peccatore) o l’amatissima madre Susanna (che molto ricorda Dora) che diviene poi una soffice nuvola bianca. E tutte le suggestioni poetiche culminano pittoricamente in quella splendida stella che è Altàir.